[CORSICA_2014] – Day 7 – Sfollate nella notte

Ci svegliamo con la consapevolezza che questo sarà l’ultimo giorno in terra Corsa. Ma non c’è tempo per emozioni negative, l’imbarco della nave infatti è alle ore 10.00 e per sfruttare ogni minuto possibile ci  svegliamo alla solita ora, asciughiamo le lacrime di commozione e partiamo alla volta del famigerato “dito”.

Nonostante la nave ci stia già aspettando siamo in leggero anticipo e ci prendiamo il tempo per alcune foto.
Ma ecco che puntuale come un orologio, il fattore “S” bussa alla porta…

Da alcuni chilometri infatti lo strano comportamento dell’acceleratore della rossa insinua un sospetto.
Tra una curva e l’altra le comunicazioni avvengono vocalmente, da vespa a vespa senza fermarci , proprio come avverrebbe in un team di F1 via radio, con l’unica differenza che nel nostro caso dobbiamo bastare a noi stessi e siamo quindi: meccanici, piloti e box allo stesso tempo. 
Dopo alcuni minuti di valutazione, sempre con le vespe lanciate alla massima velocità possibile, abbiamo già fatto alcune ipotesi e per ciascuna di queste la sequenza delle operazioni da mettere in campo in caso di diagnosi positiva.
Intanto la lancetta inesorabile scandisce i secondi che passano e con loro calano le possibilità di raggiungere  il porto in tempo per l’imbarco. Ma la vespa per ora funziona e procediamo, consapevoli che la disfatta potrebbe essere dietro l’angolo e le possibilità di perdere la nave crescono incessantemente minuto dopo minuto. Nonostante questo ci fermiamo ripetutamente per fare alcuni video-ricordo e far salire il livello di rischio…   

Dopo l’ennesima sosta alla ripartenza ecco il crack, il filo dell’acceleratore si trancia e la rossa non riparte: avevamo ipotizzato anche questo ovviamente e nella nostra mente scatta in sordina il piano d’attacco.
Ognuno è al proprio posto di combattimento, si agisce quasi senza parlare, non c’è bisogno di comunicare: ciascuno ha il suo ruolo predefinito, compie azioni precise come fossero passi di danza ripetuti all’infinito ed imparati ormai a memoria. L’affiatamento del Team è ormai leggendario.
La cosa non ci coglie quindi impreparati.
Con la nave in partenza e ancora diversi chilometri da percorrere per raggiungerla, eseguiamo quindi  un pit stop da chirurghi allestendo prontamente la sala operatoria e procedendo con l’intervento a fanale aperto.


A questo punto il tempo è tiranno e ci lanciamo come due saette all’inseguimento della nave.

Quando arriviamo il traghetto sta già imbarcando, fermiamo le Vespe in mezzo alla strada e uno corre giù: in biglietteria dicono che non c’è problema ci sono ancora 5min, salvi per un pelo !
Assicurate le Vespe in stiva troviamo un “comodo” alloggio sdraiati sulle poltrone: ci sistemiamo tra una famiglia di crucchi e quattro scaricatori di porto argentini, un giocatore di Curling congolese ed una coppia di contadini armeni.
Il vento è forte, il mare mosso, la nave ondeggia vistosamente e non ci resta che assopirci tra odori estotici e motivetti tirolesi. Al risveglio ci schiaffeggiamo a vicenda per riattivare gli arti addormentati e corriamo nella stiva a riprendere i bolidi.
Sono le ore 18:00 e noi non siamo che ad un terzo del chilometraggio previsto per oggi: dopo il giro del dito sul suolo Corso ci aspetta infatti la seconda tappa della giornata, che si svolge invece in territorio italiano.
Abbiamo davanti ancora 3 ore scarse di luce e bisogna sfruttarne ogni secondo: impostiamo il navigatore che ci conduce senza indugi fuori Genova. Da qui seguiamo la segnaletica verticale ed imbocchiamo la via per la Val Trebbia, in men che non si dica siamo sui monti, faccia a faccia coi tornanti mentre la temperatura scende drasticamente e la luce si va via via esaurendo. A passo Penice (1400 mt) siamo costretti a fermarci per indossare indumenti più adeguati alle latitudini del Nord Italia: maglietta e pantaloncini infatti non sono più in grado di reggere il confronto col clima continentale.
Forti dei nostri pantaloni e k-way antipioggia diamo fondo alle ultime energie e guidiamo con veemenza ormai al buio, ricordando le famose parole del mentore R.B.  : ” Stringi i denti e Vai ! “.
La luci hanno lasciato il posto alle tenebre, fare un dritto sugli stretti tornanti è davvero un attimo e l’unico modo che abbiamo per illuminare il sentiero è quello di tenere alto il regime dei nostri monocilindrici. I limiti del datato impianto elettrico a 6v si fanno sentire tutti e procedere a passo lento non aiuta. Siamo quindi costretti a sfollare di continuo, per coniugare le esigenze di basse velocità con quelle di alta luminosità del faro che, non avendo una batteria di supporto deve la sua intensità unicamente ai giri del motore.
E’ per questo motivo che procediamo ora in marcia ora in folle, sgasando a fondo corsa per alimentare la flebile candela che ci ritroviamo al posto del fanale anteriore.
Maciniamo, in queste precarie condizioni, buona parte del percorso montano e ci fermiamo una volta valicati gli appennini liguri per una sosta benzina ed una fugace cena a base di un surrogato di  “insalatissima francese” che siamo costretti ad abbandonare a metà pena l’intossicazione alimentare.
Concludiamo i nostri 200 km (alla brillante media di 33.33333… km/h) in poco più di 6 ore, nelle quali non si fa attendere nemmeno la pioggia che, giusto per non mancare del tutto nella nostra vacanza, ci battezza nei dintorni di Pavia.
Quando arriviamo a casa è ormai notte fonda (h 00:30 circa) e in quel della Brianza non v’è praticamente anima viva. Il tachimetro segna 37.825 km,  1.379 in più di quelli che contava prima di partire, siamo cotti, esausti, con tanto ancora da fare per sistemare i mezzi nei rispettivi ricoveri e con un post da scrivere l’indomani.
I saluti sono dunque tutto sommato fugaci: ci bastano pochi sguardi esausti, dei gran sorrisi ed un abbraccio per suggellare un’amicizia ancora una volta rafforzata dall’esperienza.
Guidare dall’alba al tramonto, solcare terre lontane e sconfinate, faticare ruota a ruota con un intento comune, cavarsela in situazioni avverse ed impreviste, incontrare improbabili compagni di viaggio, cercare di rendere partecipe chiunque di questa avventura. 
Questo è il nostro progetto, le emozioni e l’entusiasmo da cui nasce la nostra voglia di raccontare. Questo è stato il nostro viaggiare… in Vespa !

Al prossimo viaggio – Stay Tuned –

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