[GRECIA_2017] – Day 3 – Chicken is better.

Le tenebre regnano sovrane alle ore 3.45am quando usciamo dalla tenda con le ossa incriccate dopo una manciata di ore di sonno. Gli occhi sono doloranti e dobbiamo muoverci intorno alla tenda preparando i bagagli nel buio totale in quanto anche la più piccola luce provoca bruciori oculari a dir poco dilanianti. Di li a poco decidiamo di ricorrere all’ormai consolidato “metodo collirio” diventato doping indispensabile per i viaggi MadeinVespa.

 

 

Solo dopo questa operazione farmacologica apriamo gli occhi e ci accorgiamo di essere in compagnia di due cani randagi, semi-dormienti appostati come di guardia a qualche metro di distanza dalla nostra postazione. Non c’è una via di fuga preferenziale, carichiamo i bagagli e ci muoviamo di soppiatto cercando di valicare il cerchio di fuoco senza destare l’attenzione dei segugi. Quando pensiamo di avercela fatta ci troviamo faccia a faccia con altri tre cani che bloccano il lungo corridoio che costituisce un passaggio obbligato per l’uscita dal campeggio.

I due gruppi di cani si ringhiano e si azzuffano, dopo qualche titubanza rompiamo gli indugi spingendo le vespe verso l’uscita. Alla fine i cani ci lasciano passare, ma non senza rimarcare la loro egemonia sul territorio, dando una bella morsicata sulla chiappa di Davide, per fortuna nulla di grave e partiamo a spron battuto.

Prima che le luci dell’alba rischiarino il paesaggio passerà un ora e mezza ma fino a quel momento il buio è totale e non bastano le sfollate per illuminare la strada. Attiviamo il faretto supplementare con opzione ” ODP Orientamento Dinamico del Proiettore “ , puntando manualmente il fascio di luce a destra o a sinistra verso l’uscita delle curve per massimizzare la profondità di visuale.

 

  

 

Tutto questo avviene mentre barbelliamo come non mai nonostante la bardatura sia a puntino: con pantaloni lunghi, felpa e giacca, subiamo comunque le temperature glaciali del primo mattino.

Abbiamo dormito soltanto poche ore (circa 4), il corpo non ha nemmeno avuto il tempo di recuperare qualche energia che subito dobbiamo spremere al massimo ed essere super concentrati per affrontare il cammino in queste condizioni. Come se non bastasse l’asfalto greco sembra essere mescolato al sapone: da quando siamo scesi dalla nave abbiamo sempre avuto la sensazione di andare sul ghiaccio ed entrambi non abbiamo mai avuto piena confidenza circa la tenuta degli pneumatici, strano visto la proverbiale tenuta di strada dei mezzi.

 

 

Nel buoi della notte ci perdiamo quello che probabilmente è uno stupendo paesaggio montano, salendo sempre più su fino al passo Katàra (1650m) quando ormai albeggia. Fin ora ha fatto a dir poco freddo ma non passerà molto che la temperatura salirà inesorabile: Alle 8:00 togliamo la prima felpa, alle 9:00 inizia il caldo (ancora sopportabile) , verso le 10:00 la giacchetta antivento usata come protezione fa sudare discretamente e solo il vento ci viene in soccorso, alle 11:00 bisogna lasciare ogni speranza ed arrendersi ad un caldo torrido e profondo che ci arroventa gli animi. Se non altro la maggior parte delle ore le abbiamo fatte senza soffrire.

Facciamo un passo indietro: quando arriviamo a Meteora verso le 7:30 la temperatura è ancora accettabile, forse il miglior compromesso di tutta la giornata. Facciamo colazione al primo bar che incontriamo in centro, dove prendiamo quello è senza dubbio il più grande croissant della storia: una ciabatta lunga 35 cm e larga 10, tagliato col coltello come fosse una baguette e riempito con circa 400gr di marmellata. Un Rocco delle Brioches insomma. (Quando si dice che le dimensioni contano)

 

 

Usciamo dal bar sui gomiti e prendiamo la sulla strada che si inerpica e gira attorno agli splendidi speroni di rocca sui quali spiccano i celebri monasteri, come sempre non c’è tempo per fare del ” facile turismo “ e non possiamo che scattare qualche foto di sfuggita lungo la strada principale, mentre lo scorrere del tempo ci ricorda che la tabella di marcia non perdona e reclama il suo sacrificio.

 

 

 

Ci buttiamo a bomba sulla strada saponata sperando di non saggiare l’asfalto e raggiungiamo Larissa su una strada diventata ormai inesorabilmente pianeggiante e diritta. Questo tuttavia ci permette di macinare in scioltezza chilometri preziosi e di avvicinarci alla meta (n.d.r. salvo imbarcare la testa del cilindro DR sulla rossa).

 

 

Fermi in sosta per un breve check del percorso incontriamo per caso Dimitri, un vespista dai tratti somatici slavi ma dall’animo profondamente greco che parla qualche parola di italiano e veste con la maglietta griffata ” Vespa Club Viterbo “ oltre a cavalcare un mitico PX 200 dalle sembianze non proprio giovanili. Ci spiega la strada ed indica un buon punto in cui arrivare, oltre che un campeggio in prossimità della nostra destinazione. Ci dice che i luoghi in cui siamo diretti sono molto belli e non sarà affatto smentito.

 

 

A 50 chilometri dalla meta ormai sotto il sol leone, Vespa Rossa inizia a scoppiettare riportando alla memoria brutti ricordi. A poco valgono le nostre elucubrazioni mentali, guadagniamo il campeggio (PapaNero ad Agios Ioannis) senza forzare la mano, ormai provati dalla levataccia e dal caldo ormai estremo. Il tempo di parcheggiare le Vespe e montare la tenda e ci buttiamo sulla spiaggia che dista solo pochi passi: con il pranzo ancora sullo stomaco e dopo un bagno veloce, ci stendiamo sugli asciugamani dove rischiamo seriamente di addormentarci. Per fortuna la carenza di ossigeno ci sveglia e ci ributtiamo in tenda per una pennichella di un paio d’ore.

Al risveglio, realizziamo che abbiamo una revisione da fare alla vespa rossa, sono le 18.00, ci mettiamo subito al lavoro ! Agiamo su due fronti, da un lato smontando la testa del motore per controllo camera e serraggi, e dall’altro smontando il volano per regolare l’anticipo di accensione. Dopo un’ora e mezza di lavoro rimontiamo il tutto ma ad una prima accensione abbiamo un avvisaglia che il problema sia ancora lì dove lo abbiamo trovato. Con un po’ di sconforto e il cuore pieno di speranza ci avviamo verso le docce camminando con le dita dei piedi incrociate per l’indomani ma senza prendersela troppo con calma, abbiamo un post da scrivere e non abbiamo ancora cenato. Sono le ore 20.30.

 

 

Cena romantica in ciabatte davanti al computer, il piatto del giorno è ” Giros with pita “, una sorta di panino/piadina ripieno di carne allo spiedo in diverse forme, cipolla  pomodori e la tipica salsa tzatziki allo yogurt. Pranzo e cena sembrano un copia incolla, con leggere varianti di contenuto: carne allo spiedo, spiedini di carne, carne alla piastra, carne alla griglia.

“Pork or Chicken?”    “Pork, if possible”    ” Are you sure? Chicken is better…”    “Yes, but I prefer Pork”    “Ok”.

 

 

 

 

– Stay Tuned –

 

 

2 Comments

  • Andrea A. Rispondi

    Fide…! Tappone! Il primo “momento Ed China” non poteva tardare ad arrivare… come sempre fatto, fingo di capire e insceno danze propiziatorie al vostro dominio sulla Meccanica.
    Ottimo fornire il nome dei campeggi! Davide, spero fosse solo un morsetto intimidatorio, solo per farti sentire la Presenza…
    Che il cilindro sia con voi!

  • Dani P. Rispondi

    ” il buio è totale e non bastano le sfollate per illuminare la strada…” magari con qualche sfiaccolata sì! Ahahah
    Dategli giù!
    Buon viaggio!!

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